Monto un faro marchiato "E": posso stare tranquillo?

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Questo post è basato su una storia vera: poco meno di tre settimane fa, un amico di “Law & Choppers” viaggia tranquillo in sella al suo Intruder soft customized. È del tutto certo di non rischiare nulla se venisse fermato dalle Forze dell’Ordine: i componenti montati sul ferro, infatti, sono tutti rigorosamente marchiati “E”. Dopo pochi chilometri, si propone anche per lui la classica situazione: a una rotonda ecco piazzato un posto di controllo della Polizia, con un Agente che estrae la fatidica paletta e richiede al centauro i documenti di rito; patente e libretto vengono prontamente presentati e il secondo poliziotto compie il consueto giro attorno alla moto. A un certo punto quest’ultimo si sofferma, come incuriosito, sul faro anteriore ed esclama: “Un po’ piccolo per il suo veicolo, è sicuro che sia omologato?”; “Certo.” – risponde il nostro amico – “Sul vetro c’è la sigla di omologazione europea”. L’Agente non pare convinto: torna alla volante, agguanta un plico di fogli, si dirige nuovamente verso il faro e inizia a esaminare le pagine che ha con sé. “Ecco, ne ero sicuro.” – dice poco dopo – “Questo non può essere montato come faro centrale. Il codice di omologazione indica chiaramente che è conforme alle normative europee soltanto per ciò che concerne il fascio abbagliante.”. Il biker sfodera allora la classica oratoria da utente della strada ingenuo e inesperto, riuscendo a strappare un accordo più che buono: “Per stavolta lasciamo perdere, ma cambi al più presto quel faro.”; stretta di mano e via.
Ma vediamo di capire se l’Agente ha ragione oppure no.

Le marcature di omologazione europea sono disciplinate soprattutto da regolamenti predisposti e adottati dalla Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UN/ECE), ai quali l’Unione Europea ha aderito nel corso degli anni. Quelli che maggiormente rilevano in materia di proiettori e fanaleria sono i numeri: 1, 8, 20, 31, 56, 57, 72, 82, 98, 112 e 113. Considerando che tali regolamenti sono stati interessati da numerosi adeguamenti tecnici e che i codici di omologazione sono disciplinati in maniera sostanzialmente analoga in ognuno di essi, non pare molto fruttuoso analizzare esclusivamente questo o quel regolamento; pare piuttosto opportuno svolgere un discorso generico, al termine del quale si possa comprendere come interpretare quelle incomprensibili sigle riportate sul vetro del faro.
In primo luogo, deve comparire un marchio di omologazione internazionale composto da: un cerchio con all’interno la lettera “E”, seguita dal numero distintivo del Paese che ha rilasciato l’omologazione. Riportiamo quelli che più frequentemente appaiono su proiettori aftermarket: 1 – Germania, 2 – Francia, 3 – Italia, 4 – Paesi Bassi, 5 – Svezia, 6 – Belgio, 7 – Ungheria, 8 – Repubblica Ceca, 9 – Spagna, 10 – Serbia, 11 – Regno Unito.
Normalmente al di sotto del marchio circolare, viene riportata una serie numerica: le prime due cifre indicano qual’era, al momento dell’omologazione, l’adeguamento tecnico che più recentemente era stato apportato al Regolamento applicabile (può anche accadere che tali numeri siano riportati al di sopra del marchio circolare); le altre cifre, invece, costituiscono il numero di omologazione del componente.
Vi sono poi simboli aggiuntivi: sui proiettori destinati soltanto alla circolazione a sinistra, una freccia orizzontale orientata verso destra (guardando il faro di fronte); se destinati a entrambi i sensi di circolazione, una freccia orizzontale a due punte; su quelli destinati alla circolazione a destra, non si richiede invece alcuna particolare iscrizione.
Sui proiettori che soddisfano la normativa applicabile soltanto per ciò che concerne i fasci anabbaglianti, viene riportata (solitamente) al di sopra del marchio circolare la lettera “C” se i fari appartengono alla classe A (ossia se funzionano con lampade a filamenti di tungsteno) o le lettere “HC” se appartengono alla classe B (ossia se funzionano con lampade alogene o a led). Qualora invece soddisfino la normativa internazionale soltanto per i fasci abbaglianti, deve comparire la lettera “R” su fari di classe A e le lettere “HR” su quelli di classe B. Infine, nel caso in cui vengano rispettate le prescrizioni applicabili relativamente ai fasci sia anabbaglianti che abbaglianti, la sigla “CR” per la classe A e la sigla “HCR” per la classe B.
Inoltre, se il trasparente è in materiale plastico, accanto alle lettere sopraddette deve comparire l’iscrizione “PL”. Vengono altresì riportate accanto al marchio circolare due numeri indicanti l’intensità luminosa massima del fascio abbagliante; facciamo alcuni esempi: “30” tra 86250 e 101250 candele, “20” tra 52500 e 67500 candele, 12.5 tra 33.750 e 45.000 candele.
Qualora poi il proiettore sia stato progettato in modo che il fascio anabbagliante principale non possa accendersi simultaneamente ad altro dispositivo d’illuminazione con cui sia reciprocamente incorporato, compare anche una linea obliqua (“/”); inoltre, quando si tratta di proiettori muniti di lampade a filamento, verrà apposto vicino al portalampada il simbolo “24” sbarrato da una “X”.
Si tenga altresì presente che le marcature sin qui esaminate devono essere chiaramente leggibili e indelebili; possono essere poste sia su una parte interna o esterna del proiettore, non rilevando che si tratti o meno del trasparente, (non hanno quindi alcun fondamento le tesi di alcuni agenti, secondo cui se non compare il simbolo “E” sul vetro, il faro non è omologato). L’importante è che l’incisione sia effettuata su una parte inseparabile dal trasparente e che sia sempre visibile a proiettore installato, ovvero se si apre una sua parte mobile.

Detto questo, tornando alla vicenda concreta delineata all’inizio dell’articolo, analizziamo quanto riportato sul faro dell’Intruder: il marchio circolare, con al centro la sigla “E4”; al di sopra, le cifre “02” sormontate dalle lettere “HR”; accanto alla marcatura “E4” il numero “12.5”, mentre al di sotto le cifre “9867”.
Cerchiamo di interpretare questa iscrizione: il marchio circolare indica che la procedura di omologazione del proiettore è stata effettuata nei Paesi Bassi (n. 4); il “12.5” precisa che il fascio abbagliante ha un’intensità luminosa massima compresa tra 33.750 e 45.000 candele; la serie numerica “9867” costituisce il numero di omologazione del componente; la dicitura “02” indica che il proiettore è stato omologato quando il Regolamento UNECE applicabile aveva già subito la seconda serie di adeguamenti tecnici; la sigla “HR” attesta che il componente, da un lato, è di classe B (cioè funziona con lampade alogene), dall’altro, è conforme alla normativa soltanto per quanto riguarda il fascio abbagliante.
Il punto è proprio questo: montandolo come faro centrale, il faro doveva rispettare le norme sul fascio sia abbagliante che anabbagliante; di conseguenza, avrebbe dovuto riportare la sigla “HCR” o “HC/R”.
L’Agente aveva quindi ragione; onde evitare spiacevoli problemi, quando si compra un componente aftermarket omologato, sarebbe quindi opportuno chiedere al venditore (ammesso che lo sappia) se l’utilizzo che si intende farne rientra nell’ambito per il quale il prodotto ha ottenuto l’omologazione.

A conclusione del discorso, mi pare doverosa una considerazione: raccogliere informazioni sulla materia trattata è molto difficile, come pure (se non di più) lo è studiare la normativa di riferimento. Insomma, in questo settore la complessità la fa da padrone e gli utenti si trovano sostanzialmente nell’impossibilità di conoscere le norme applicabili: qui, si badi, non si tratta di far conoscere chissà quali astruse regole tecniche per la fabbricazione di fari o frecce, ma soltanto di far comprendere cosa significhi una sigla piuttosto che un'altra incisa sul proiettore della propria moto.
Ma - come al solito - si preferisce l'ignoranza della massa alla chiarezza e all'accessibilità delle norme.


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