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Bene, dopo anni e anni di lavoro ho finito di modificare la moto: l’ho
smontata, abbassata, verniciata, ho anche costruito qualche pezzo
artigianalmente e … adesso è finita. La provo su strada e funziona tutto:
carburazione, luci, sospensioni. Sono molto contento. Dopo qualche giorno,
però, mi fermo a guardarla e penso: “Se mi fermano i Carabinieri, sono
problemi!”.
Ovviamente una soluzione c’è: far omologare le modifiche effettuate.
Fino ad ora si è optato per l’omologazione straniera, perché più
rapida, meno rigida e (si diceva) meno costosa di quella italiana. Ma questa è
ancora la scelta migliore?
In questo articolo ci occupiamo dell’opzione più quotata, ossia
dell’omologazione tedesca, rimandando a quello successivo per l'omologazione italiana.
La scelta di omologare il proprio veicolo modificato in Germania è
sempre stata quella preferita, sulla scorta di una ritenuta (ma non provata)
minore severità dei controlli: preposto all’omologazione nel Paese teutonico è
il TUV, ente privato, cui l’Unione Europea ha commissionato negli anni alcuni
studi; evidentemente, quindi, anche le istituzioni comunitarie ritengono che il
TUV sia del tutto affidabile.
Contattare l’ente tedesco per chiedere informazioni è semplice - ha infatti sede anche in Italia - e si
riceve repentina ed esauriente risposta: noi l’abbiamo fatto tramite e-mail,
chiedendo lumi sulla procedura di omologazione per modifiche effettuate su un
mezzo circolante; nel volgere di due giorni, un Ispettore Veicoli del Settore
Automotive ci ha risposto, spiegandoci per filo e per segno cosa avremmo dovuto fare.
Malgrado l’opinione diffusa, la procedura è piuttosto complessa: il
TUV, ente tedesco preposto alle omologazioni in Germania, non può operare in
territorio italiano su veicoli italiani. Di conseguenza, è necessario:
- annullare l’immatricolazione italiana, radiando per esportazione il veicolo dal PRA;
- trasportare il veicolo in Germania;
- immatricolarlo in Germania. Si tenga presente che, per usufruire dei servizi del TUV, si deve possedere residenza anagrafica tedesca, oppure appoggiarsi a un conoscente domiciliato in Germania;
- sottoporre il veicolo a perizia in un centro TUV autorizzato a modificare i dati riportati nel documento tedesco di circolazione;
- annullare l’immatricolazione in Germania e trasferirla nel nostro Paese, avendo cura di presentare agli uffici della Motorizzazione Civile i nuovi dati tecnici, già confermati in Germania.
- annullare l’immatricolazione italiana, radiando per esportazione il veicolo dal PRA;
- trasportare il veicolo in Germania;
- immatricolarlo in Germania. Si tenga presente che, per usufruire dei servizi del TUV, si deve possedere residenza anagrafica tedesca, oppure appoggiarsi a un conoscente domiciliato in Germania;
- sottoporre il veicolo a perizia in un centro TUV autorizzato a modificare i dati riportati nel documento tedesco di circolazione;
- annullare l’immatricolazione in Germania e trasferirla nel nostro Paese, avendo cura di presentare agli uffici della Motorizzazione Civile i nuovi dati tecnici, già confermati in Germania.
Malgrado il TUV non garantisca la positiva valutazione di tutte le modifiche, fornirà consulenza sugli iter da seguire per rendere il proprio veicolo conforme alle normative vigenti.
Una volta chiarita la procedura, quello che più preme
conoscere sono i costi complessivi; si avverte, da subito, che il TUV Italia
non fornisce indicazioni precise sul punto, in quanto la pratica non è
direttamente seguita dall’ufficio italiano. Vengono comunque forniti i recapiti
dei responsabili tedeschi, cui rivolgersi se si volesse avere un preventivo di
massima.
Si tenga presente, tuttavia, che è molto difficile stimare a priori
quanto possa costare un’intera procedura di omologazione: molto dipende dalle
personalizzazioni apportate e dalle conseguenti prove da effettuare; se poi le
modifiche non fossero conformi alle normative e, quindi, non superassero le
verifiche tecniche, sarebbero necessari ulteriori interventi sul veicolo, con
un ovvio aggravio di costi.
Navigando in rete, però, è possibile farsi un’idea di quanto potrebbe
costare l’omologazione in Germania del nostro ferro: bisogna infatti sommare le
spese di trasporto, l’immatricolazione tedesca, quella italiana e
l’effettuazione di tutte le prove tecniche che, in base alle modifiche, potrebbero
durare anche alcuni giorni. Di conseguenza, nel complesso, il costo potrebbe
aggirarsi tra i 4.000 e i 6.000 € a salire; in sostanza, molto dipende da che
interventi hanno interessato il mezzo da omologare: meno devono lavorare i
tecnici, meno si spenderà.
Quindi, se sono stati sostituiti pezzi originali con altri omologati,
ci sarà poco da controllare, in quanto già si sa che i componenti in
sostituzione sono conformi alle normative europee.
Discorso diverso se sono state effettuate modifiche artigianali: in
tal caso, infatti, sarà necessario effettuare ulteriori costose verifiche,
soprattutto per quanto concerne la resistenza allo stress dei nuovi dispositivi.
Ma ne vale la pena?
Tutto ciò considerato, dunque, far omologare le modifiche alla propria
moto comporta rilevanti costi in tempo e denaro. La maggioranza dei biker,
tuttavia, sogna di poter circolare in totale tranquillità per le strade, senza
la preoccupazione di sanzioni per componenti “non proprio conformi” alle
normative vigenti; almeno una volta, quindi, tutti o quasi abbiamo pensato di
far omologare le nostre personalizzazioni, a prescindere dal modello di moto
che possediamo.
Il fatto è che, alla fine, il costo dell’omologazione supera (e di
gran lunga) il valore del veicolo; prendiamo ad esempio un biker in carne ed
ossa, amico di “Law & Choppers”: possiede una Virago 535, pesantemente
modificata, del 2001; i km percorsi sono pochi (28.000), ma gli anni pesano. Una
generosa quotazione della moto si attesta sui 2.300 €, ma a quel prezzo non si
riesce assolutamente a trovare un compratore: più verosimilmente, dalla vendita
se ne ricaverebbe una cifra compresa tra i 1.800 € e i 2.100 €, ma non di più.
Considerando le modifiche effettuate dal biker in questione
(comprensive anche di lievi interventi sul telaio), sarebbero necessarie
numerose prove tecniche, tra cui anche prove di stress; molto probabilmente,
quindi, il costo complessivo dell’omologazione superebbe i 6.000 € sopra
ipotizzati, il che vuol dire che si spenderebbe quasi il triplo del valore
della moto.
Di conseguenza, non ne vale certamente la pena!
Se si vuole un mezzo personalizzato, quindi, le strade sono tre:
a) la più conveniente (in termini di sicurezza e di conformità
normativa) è quella di rivolgersi ai customizer professionisti: si va in
officina, si spiega ciò che si vuole e si ottiene la propria special su misura.
Certo, bisogna mettere in conto una spesa non indifferente, che non tutti gli
appassionati si possono permettere;
b) si rinuncia alle modifiche: ovviamente, in tal caso non si spende
niente e non si rischia niente, ma si sarebbe costretti a circolare su una moto
uguale a tutte le altre, o sulla quale sono stati sostituiti solo particolari
non indicati nella Carta di Circolazione (come gli specchietti). Insomma,
sarebbe una scelta veramente avvilente;
c) si modifica la propria moto da due soldi, si esce con la speranza
di non venir fermati e ci si augura che tutto vada per il verso giusto.
Sta a noi tutti decidere per quale optare, anche se l'esito della
scelta sembra abbastanza scontato.
Un particolare ringraziamento al
Dott. Francesco Spinazzola, Ispettore Veicoli e Componenti Reparto Automotive
di TUV Italia, sede di Milano.
intanto il Decreto n. 20 del 10 gennaio 2013 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti se ci fate caso, parla anche di MOTOCICLI, di nuova immatricolazione o già circolanti,
RispondiEliminache permette la sostituzione di cerchi e pneumatici di diversa misura rispetto a quella indicata sul libretto di circolazione.
L'importante è che sia i cerchi che le gomme siano omologati.
Insomma, è già qualcosa no?
Caro Dario, innanzitutto grazie del commento. Per quanto riguarda il provvedimento da te menzionato, tieni presente che esso si applica esclusivamente alle categorie internazionali di veicoli M1 e M1G. Un veicolo, per rientrare in tali categorie, deve avere almeno quattro ruote. E' vero, come da te sottolineato, che nelle premesse (e nelle note alle stesse) vengono menzionati i motocicli, ma è altrettanto vero che - all'art. 2 - il Decreto limita il suo ambito di applicazione alle sopraddette categorie. Di conseguenza, esso non può ritenersi applicabile ai veicoli a due ruote. Comunque, ti anticipo che l'argomento "cerchi e pneumatici" sarà trattato in uno dei prossimi articoli.
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